L’Accabadora, titolo del terzo lungometraggio del regista sardo Enrico Pau, prende il nome da una figura tra realtà e leggenda, presente nella tradizione sarda, di una donna il cui compito, tramandatole dalla famiglia, era quello di dare la “buona morte” ad anziani moribondi e bambini o giovani gravemente malati per i quali vivere era diventato insopportabile.
Sotto le bombe del 1943 Annetta, inseguita dal destino maledetto di “accabadora” del suo paese e dagli incubi delle morti date, è venuta in città alla ricerca della nipote Tecla, trovandovi l’occasione per confrontarsi con un mondo diverso, moderno anche nella tragedia collettiva, e per aprirsi a una nuova vita.
Enrico Pau rende sicuramente un omaggio alla propria terra e ai suoi abitanti che durante la guerra non si arresero e ai quali il film è dedicato. Un omaggio sicuramente carico di suggestioni che rimandano a un mondo arcaico in cui la morte era considerata pienamente parte della vita e affrontata in maniera più consapevole.
(97’, V.O. IT, ST. FR)