Era il tempo in cui gli italiani insegnavano al resto del mondo come accedere al credito senza incorrere sull’usura, come consolidare il debito pubblico e come far fruttare i risparmi. Era la fine del Medioevo e l’inizio dell’Età moderna, quando i banchieri per lasciare ai posteri un buon ricordo di sé finanziavano i più illustri artisti della loro epoca. L’Italia dà alla finanza moderna quasi tutti gli strumenti di cui ancora oggi, ci serviamo: l’assegno, la girata, lo scoperto e, passando per internet, la partita doppia, codificata da Luca Pacioli, un geniale matematico amico di Leonardo da Vinci.Genova, Lucca, Siena, Firenze, Venezia e poi ancora Genova: sono queste le tappe dell’evoluzione bancaria, in un triangolo d’oro che unisce Liguria, Toscana e Veneto. Ma quando già la finanza stava attraversando le Alpi e cominciando a parlare tedesco e olandese, nell’attesa di imparare l’inglese, proprio i genovesi diventano i tesorieri del re di Spagna e ne amministrano le enormi, favolose ricchezze provenienti dal Nuovo Mondo.Lombard Street a Londra, rue des Lombardes a Parigi, Lombardenvest ad Anversa, la casa dei genovesi a Bruges, testimoniano ancor oggi il ruolo avuto dagli italiani.Interverranno l’autore Alessandro Marzo Magno e la direttrice dell’IIC, Federiga Bindi.Prenotazione obbligatoria >>> Istituto Italiano di CulturaRue de Livourne, 381000 BruxellesMercoledì 5 giugno 2013, ore 18.30Ingresso gratuito