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Retrospettiva – Federico Fellini @CINEMATEK

Il Film Fest Gent in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura di BruxellesCineasta, demiurgo visionario, meraviglioso narratore, Federico Fellini ha creato uno stile cinematografico inimitabile, mescolando elementi di carnevale barocco ed incisiva critica sociale. Cinematek suggerisce di esplorare l’immensa opera del grande maestro italiano. Disegnatore, giornalista e scrittore per Roberto Rossellini, Pietro Germi e Alberto Lattuada, con il quale ha co-diretto il suo primo film nel 1950 (“Le luci del varietà”), Fellini inizia a fare cinema nella scia del neorealismo. I suoi primi film, “I Vitelloni”, “Il Bidone”, si ispirano a ciò che nutre tutta la sua opera: ricordi d’infanzia, reali o fantasiosi. Il suo incontro con Giulietta Masina, la quale condividerà la vita del regista fino alla sua morte nel 1993, gli ha ispirato due poesie d’amore: “La strada” e “Le notti di Cabiria”, due film che si discostano dalla estetica neo-realista, sostituendo alla rappresentazione naturalistica del quotidiano una visione soggettiva in cui la realtà diventa poesia simbolica. Ma é con “La Dolce Vita” che Fellini entra a pieno titolo nella modernità, offrendo una nuova forma di scrittura cinematografica. In rottura con la progressione drammatica classica, il film si compone di dipinti più o meno barocchi e allegorici che, assemblati, formano un mosaico alla bellezza funebre – di notevole aiuto al regista é Mastroianni. Mentre nei suoi primi film Fellini era affettuosamente attaccato alla vita degli emarginati sociali, piccole persone, clown di fiera – simbolo di solitudine e burlesque spietata – ora è l’ambiente d’elite e intellettuale a rappresentare il punto di riferimento del regista. Infatti, dipingendo la deriva esistenzialista della società piccolo-borghese, si cerca di descrivere al meglio la decadenza della nostra società moderna. Una ulteriore spinta all’approccio si ha con il suo capolavoro: “Otto e mezzo”, in cui il regista stesso diviene oggetto di studio. Basandosi su elementi fortemente autobiografici, ricordi collage, fantasie, sogni e proiezioni di un regista in crisi, probabilmente segna il culmine dello “stile Fellini”. Profusione caotica, favola e fantasia si sviluppano su uno sfondo di decadenza, sostanza di altri grandi film del regista, come Fellini-Roma, Amarcord e Casanova. Negli anni ’80, un nuovo tema appare nella sua opera: la morte del cinema. Infatti, “E la nave va”, “Ginger e Fred” e “Intervista” evocano con malinconia ed amarezza un periodo d’oro del cinema, di cui il piccolo schermo oggi ha rubato le luci della ribalta e rimosso tutta la sua magia. Grande showman, inventore di forme rigogliose ed esuberanti, sapendo catturare la dimensione onirica degli esseri e delle cose, Federico Fellini è riuscito attraverso venti film ad oltrepassare l’universo crepuscolare e mortuario – immagine della nostra civiltà moderna – giungendo ad un carnevale universale e vivente.

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